Foodology, un neologismo da usare con un pizzico di libertà, mettendo l’accento ora sulla serietà di una ricerca scientifica ora sulla leggerezza di un’esplorazione curiosa che, partendo dal cibo, ci porta a scoprire nuovi mondi, vicini e lontani, muovendoci tra micro e macro, viaggiando nel tempo e nello spazio. Il cibo è una metafora perfetta per parlare di cambiamento: si trasformano gli ingredienti, si combinano sapore e aromi, si creano armonie e consistenze. Sicuramente la mia metafora preferita. La utilizzo spesso e, quando è possibile, la cucina diventa la mia aula di lavoro perché è l’ambiente dove ritrovare in modo facile e spontaneo il piacere di sperimentare dando valore ad ogni gesto, così come fa il bambino per cui ogni scarabocchio è importante.
Gli stimoli sono tanti, coinvolgono tutti i sensi e consentono anche agli adulti di utilizzare una modalità di apprendimento multisensoriale incentrata sul qui e ora e in astensione di giudizio.
FOODOLOGY è anche il titolo della mia guida scientifica semiseria all’analisi sensoriale di un piatto edito da Gribaudo Feltrinelli.
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